Sino al 2 settembre e la mostra “This is the Modern World”, un viaggio nell’avventura artistica di Jam e Style Council, protagonisti assoluti del genere tra la fine degli Anni 70 e gli 80. Mod, come Modernista, come fascinazione per il futuro, per le linee essenziali del design italiano e per le sofisticate melodie della soul music. Una scena che si sviluppa nella Londra degli anni 60, che si nutre dell’ammirazione per i giovani ‘rude boys’, come venivano definiti i ‘ragazzi di strada’ che arrivavano dalle ex colonie dell’impero e approdavano nei porti britannici portando con loro abiti eleganti e musiche esotiche. Una ondata celebrata in un film di grande successo internazionale, «Quadrophenia», uscito nel 1979, ambientato per le vie di Brighton, la cittadina marittima che, ancora più di Londra, era diventata il centro di questo movimento. Ed è proprio a Brighton che, sino al 2 settembre sarà possibile visitare la mostra This is the Modern World, un viaggio nell’avventura artistica di Jam e Style Council, gruppi che, tra la fine degli anni 70 e gli anni 80, sono stati i protagonisti assoluti del mod revival, che ha riportato gli adolescenti all’interno di un immaginario fato di cromatissime Veste, di lunghi parka a coprire i completi attillati e di tanto soul, funky e ska da ballare. L’iniziativa si svolge negli Stanley Gardens, , immortalati nel disco simbolo dei Jam Setting Sons e nei fotogrammi di Quadrophenia
Una storia accomunata dalla presenza di Paul Weller, che dei due gruppi è stato il leader e che rappresenta la perfetta immagine del pensiero mod, il loro essere impegnati in una profonda critica sociale nei confronti di una società che aveva difficoltà ad accettare la diversità etnica e culturale, come raccontato anche nel romanzo del 1959 di Colin MacInnes (e successivamente nel film omonimo del 1986) Absolute Beginners.
Curata da Nicky Weller, sorella di Paul, e realizzata grazia gli archivi personali dei componenti dei due gruppi e con molti contributi da parte di fan e collezionisti internazionali, l’esposizione è una occasione per riscoprire l’importanza che le cosiddette ‘sub culture’ hanno avuto nel disegnare l’identità dell’Inghilterra come luogo che ha fatto crescere, ed ha esportato, le principali comunità giovanili dal dopoguerra a oggi, dal beat al punk, dal new romantic al glam. Ogni stanza è dedicata a un tema particolare, ad iniziare dalla ricostruzione di Stanley Road, la via di Woking, nel Surrey, dove l’artista viveva e dove è nata la prima formazione dei Jam, che ha dato il titolo al suo album più celebre. Una ampia area è riservata agli strumenti musicali, alcuni ormai rarissimi, appartenenti a un’epoca nella quale la musica non era ancora passata per la rivoluzione della tecnologia digitale e naturalmente ci sono gli impeccabili abiti, ispirati proprio ai rude boys giamaicani, che, per la prima volta, portavano i vestiti sartoriali nella classe operaia britannica
Contemporaneamente, Brighton sarà solcata da appuntamenti, concerti, conversazioni per una immersione totale nella storia dei mod. Come il concerto in programma il 27 agosto con i gruppi del mod revival, da Secret Affair ai The Vapors, dai The Chords UK ai Block 33l, la proiezione il 29 agosto di Quadrophenia alla presenza del cast e l’incontro, il 25 agosto, con i componenti degli Style Council per la presentazione di Long Hot Summer, documentario sul gruppo prodotto da Sky Arts.